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La parola Pashmina deriva Pashmineh (پشمینه), dal persiano pashm, che significa "lana" ed indica un prodotto tessile a base di lana cashmere, pregiatissima fibra tessile formata con il pelo della Capra Hircus (Chyangra in nepalese, altrove changthangi) che vive sulla catena montuosa dell'Himalaya tra Nepal, Pakistan e il nord dell'India.

La parte più sottile e fine è la peluria del sottomantello ed è chiamata duvet, cioè lo strato inferiore soffice e lanoso; la parte più grossa con peli rigidi e ruvidi proviene dal mantello esterno ed è chiamata giarre. Per raccoglierlo si esegue una pettinatura manuale del mantello durante la stagione della muta, che avviene in primavera. La produzione si aggira in media tra 100 e 200 grammi di pelo fine per ogni animale adulto.

Le capre vivono nelle regioni montuose e degli altipiani dell’Asia. I paesi fornitori più importanti sono: Iran, Mongolia, Tibet, e Afghanistan. Modeste quantità vengono prodotte anche dalla provincia indiana del Kashmir.

Le particolari condizioni climatiche, i forti sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte di queste zone, favoriscono lo sviluppo della peluria chiamata appunto duvet. Questa peluria ha la particolarità eccezionale, come del resto tutte le fibre animali (ma questa più di ogni altra), di termo-regolare il corpo dell'animale rispetto all'ambiente esterno, proteggendolo sia dalle basse, sia dalle alte temperature.

La fibra conosciuta anche con il nome di pashm ("lana") viene utilizzata per la realizzazione di scialli tessuti a mano nella zona del Kashmir. I primi riferimenti scritti a questi scialli si trovano in alcuni scritti indiani del III secolo a.C. Il vero inizio dell'industria della pashmina è da riferirsi a Zayn-ul-Abidin, signore del Kashmir nel XV secolo, che introdusse tessitori dall'Asia centrale per la lavorazione di questa fibra e instaurò un autentico monopolio della sua tessitura.         

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